MCA Live Congress, 8 Novembre 2019. Montecarlo (Principato di Monaco)

Ecco una breve sintesi del mio intervento dal titolo: “Meta Inflammation and Adipose Tissue: from Theory to Practice to Manage Body Fat Successfully” (La Meta Infiammazione e il Tessuto adiposo: dalla Teoria alla Pratica per gestire in modo efficace il grasso corporeo).

Nel lontano anno 2000 il Prof. Claudio Freancheschi coniò l’azzeccatissimo termine di Inflamm Aging per definire il legame tra l’infiammazione e il processo di invecchiamento e dell’aging. Negli ultimi anni vi sono stati ulteriori studi che hanno cercato di chiarire i loro legami e i meccanismi alla base dell’infiammazione cronica di basso grado che caratterizza l’aging e le malattie cronico degenerative.

Sembra chiaro come la Meta Infiammazione svolga un ruolo chiave nell’Aging e nell’Inflamm Aging.

Cos'è la Meta Infiammazione

La Meta Infiammazione è l’infiammazione metabolica ovvero quella scatenata da fattori metabolici.
Il tessuto adiposo viscerale (addominale) svolge in tutto questo un ruolo chiave nell’alimentare la Meta infiammazione.

Di fatto il tessuto adiposo viscerale dell’obeso (o meglio l’organo adiposo, come direbbe il Prof. Saverio Cinti) risulta essere simile ad un organo colpito da una infezione intra-cellulare, in assenza di un vero e proprio microbo patogeno.

I macrofagi dominanti nel tessuto adiposo viscerale dell’obeso sono chiamati M1 e sono quelli che sono coinvolti nelle infezioni intracellulari che scatenano una risposta immunitaria TH1.

Nei soggetti magri, invece, nel tessuto adiposo viscerale prevalgono i macrofagi chiamati M2, che sono quelli coinvolti nelle infezioni extracellulari, come quelle da parassiti, helminti e così via.

Nel soggetto obeso o con un aumento del grasso viscerale il rapporto fra macrofagi M1 ed M2 è fortemente spostato dalla parte degli M1 (tecnicamente si parla di polarizzazione dei macrofagi di tipo M1). L’organo adiposo viscerale è come infarcito da macrofagi M1 come se ci fosse in corso una infezione da agente patogeno intracellulare.

È importante rammentare che il rapporto M1 ed M2 è inversamente correlato all’insulino sensibilità.
Quindi più aumenta la meta infiammazione più si sviluppa insulino resistenza, che facilita l’aumento del grasso viscerale: è un circolo vizioso. Per agire sull’insulino resistenza e il grasso addominale bisogna anche tenere conto della meta infiammazione.

L’adiponectina è un ormone "buono" secreto dall’organo adiposo (una adipochina) che possiede proprietà anti infiammatorie e insulino sensibilizzanti. Fra le azione dell’adiponectina vi è anche quella di inibire i macrofagi M1 e di favorire l’azione di quelli M2.

Un fiume di studi scientifici hanno evidenziato come la glicazione può alimentare la meta infiammazione e alimentare un vizioso che parte dalla generazione di glicotossine (AGEs), che determinano infiammazione, che a sua volta favorisce la produzione di radicali liberi, i quali favoriscono l’amplificazione della generazione di glicotossine (AGEs) e così via.
L’aspetto nuovo però più intrigante della glicazione è rappresentato dal suo recettore, che tecnicamente si chiama RAGEs (Receptor for Advanced Glycation end Products).

Il punto è che il RAGEs, oltre ad essere un recettore per gli AGEs circolanti, appartiene chimicamente alla famiglia delle immunoglobuline e può determinare la migrazione di cellule infiammatorie, come i leucociti polimorfonucleati e i linfociti nei siti iniziali dello stress dell’infezione.

L’aumento del grasso viscerale può anche determinare un aumento dello Stress del Reticolo Endoplasmatico (ER), che può scatenare e alimentare ulteriormente la meta infiammazione.

Anche il progressivo declino dell’Autofagia che si verifica con l’Aging è collegato alla meta infiammazione attraverso l’attivazione dell’inflammosoma.
L’inflammosoma è un complesso multiproteico intracellualare che viene attivato in condizioni di stress cellulare e porta alla liberazione di citochine pro infiammatorie come la IL 1B e la IL18. Recenti studi hanno dimostrato come l’NLRP3, un inflammosoma molto importante, sia correlato all’obesità, all’insulino resistenza e alla meta infiammazione.

Il microbiota intestinale può anche influenzare la risposta infiammatoria e ormai molti dati correlano il suo squilibrio ed un aumento di markers di infiammazione cronica di basso grado, come l’IL 6 e la sPCR. Gli studi sulla composizione del microbiota hanno evidenziato come alcuni ceppi batterici posseggano proprietà anti infiammatorie ed altri proinfiammatorie.

Ma l’aspetto più nuovo dell’infiammazione è collegato alla disfunzione mitocondriale. L’accumulo di grasso viscerale può determinare stress al mitocondrio e questo può determinare la liberazione di sostanze chiamate DAMPs (Danger Associated Molecular Patterns). Queste sostanze possono scatenare una potente risposta pro infiammatoria e metabolica.

Nella parte pratica (Live) del Congresso ho approfondito la diagnosi e la cura della meta infiammazione.

Diagnosi di meta infiammazione

Esistono diversi test in grado di studiare la meta infiammazione, la glicazione, lo stress ossidativo, il sistema immunitario, la disfunzione del mitocondrio e il micriobiota.

Sfortunatamente spesso si tratta di test costosi e che non vengono effettuati da tutti i laboratori e ovviamente non vengono rimborsati dalla sanità pubblica.

Il consiglio è quello di fare una scelta eseguendo test mirati sulla persona e quindi personalizzati, dopo la visita medica o la consulenza.

Testa salivari

  • IL 1α
  • IL 1β
  • IL4
  • IL6
  • IL10
  • IL12
  • IL13
  • IL17
  • TNF α
  • TGF β

Test su sangue

  • hPCRs
  • TNF α
  • EPA/DHA
  • mRNA
  • Q10
  • Magnesio eritocitario
  • Glicemia, iunsulina, adiponectina, letptina
  • HB glicata
  • BAP dROM

Microbiota intestinale test

  • Test genetico del Microbiota
  • Elastasi
  • Calprotectina
  • Zonulina
  • Scatolo ed Indolo su urine

Trattamento della meta infiammazione

Per quanto riguarda il trattamento della meta infiammazione si parte come al solito dallo stile di vita e dall’alimentazione. La bacchetta magica non esiste in questo momento. Esistono dei pattern dietetici che la letteratura scientifica ha evidenziato come anti infiammatori e bisogna partire da questo, senza necessariamente seguire il guru del momento. Fra questi la dieta mediterranea (e rammento come la bioterapia nutrizionale e la nutrizione che applico appartiene a questa macro area), la dieta di Okinawa e la dieta chetogenica bilanciata con supplementazione di DHA.

Poi è possibile utilizzare una integrazione intelligente, adattata alle proprie necessità, farmaci (sono pochi ma qualcosa esiste), e nuove terapie legate allo stress termico (sia calore che freddo).

La valutazione simultanea di tutti i network alla base della meta infiammazione è fondamentale e ben si adatta al mio metodo di valutazione della persona e della malattia a 360 gradi e al metodo del Bioequilibrio Ormonale®.