Articolo a cura del Dott. Claudio Tomella e del Prof. Matteo Cerboneschi

Il termine Coronavirus è il più utilizzato in questi giorni.

Quante volte lo sentiamo o lo pronunciamo ogni giorno… ogni ora…

È entrato nel nostro linguaggio, nella nostra vita, nel nostro cervello… di Tutti,

oltre che nelle cellule delle persone positive al 2019-nCoV (o SARS-CoV-2).

Il legittimo stato d’animo è la paura, per sé e per i propri cari.

Le Istituzioni ci hanno detto cosa dobbiamo fare per contenere il contagio e lo faremo tutti insieme, nel migliore dei modi.

Rimane il fatto che, come in tutte le infezioni, il danno alla persona dipende “anche” dall’efficacia del sistema immunitario e dalla sua vulnerabilità genetica.

A questo proposito vale la pena sapere che sono stati condotti e pubblicati studi scientifici di elevato impatto che hanno evidenziato l’importanza e l’associazione di alcuni polimorfismi a singolo nucleotide (SNPs) e la predisposizione genetica, nonché la severità, di eventi associati a virus influenzali e Coronavirus (il riferimento specifico è la SARS, che è un Coronavirus).

In altri termini sono stati evidenziati variazioni genetiche associate in modo significativo alla vulnerabilità e alla severità degli eventi e delle malattie associati a questi virus.

Questi polimorfismi, quindi, possono essere identificati attraverso uno specifico test.

Il test genetico del DNA

Questo Test non ha nulla a che vedere con il tampone per  la ricerca del 2019-nCoV, classificato ora dal Comitato internazionale per la tassonomia dei virus (International Commitee on Taxonomy of Viruses) come SARS-CoV-2: è un test genetico del DNA sulla singola persona.

È un test predittivo e non diagnostico di infezione, ma può essere molto utile per capire cosa fare in questi giorni, in cui arrivano continuamente nuove e, a volte, contrastanti notizie.
Si tratta di applicare la Medicina di Precisione anche all’infiammazione e alla risposta del sistema immunitario dell’individuo e di prendere successive decisioni in termini di prevenzione per ridurre il rischio di malattia.

In questo clima di paura, ma anche di fake news nutrizionali sul Coronavirus, ci tengo a precisare come questa notizia poggia su solide basi scientifiche.

Per esporre in modo in modo più tecnico e preciso questi studi e il test genetico del DNA, vi lascio alle parole del Dott. Matteo Cerboneschi, CEO di NEXT Genomics - una società nata in seno all’Università degli Studi di Firenze - ed esperto di genetica e biologica molecolare.


Test del DNA per la predisposizione genetica nei confronti delle più comuni infezioni polmonari

“In una situazione di crisi come quella attuale è sempre più importante veicolare informazioni corrette. Alcuni test ci permettono oggi di valutare la personale predisposizione genetica verso molte malattie, comprese quelle polmonari.

La passata epidemia di SARS, avvenuta a cavallo tra il 2002 e il 2003, ha offerto molti spunti al mondo scientifico. Un Medico italiano, il Dott. Carlo Urbani, fu il primo ad identificare e classificare la SARS, che è un Coranavirus: a causa di questo virus perse la vita lui stesso. A seguito di questo evento numerosi ricercatori, principalmente appartenenti al continente asiatico, si sono occupati della suscettibilità genetica verso questo tipo di infezioni.

Nel 2006 su BMC Infectious Diseases erano state individuate delle varianti sui geni OASI e MxA associate al SARS-CoV (www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/16824203). Due anni dopo un gruppo di ricercatori del Beijing Institute of Microbiology and Epidemiology hanno svolto uno studio ancora più approfondito sul gene IL12RB1 e sulla sua correlazione con la medesima patologia virale (www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/18478121).

Nel 2018 due interessanti pubblicazioni scientifiche si sono occupate della predisposizione genetica dei singoli individui nei confronti dell’influenza A, ceppo H1N1, ricordata da tutti come l’influenza suina (www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/29353387 e  ccforum.biomedcentral.com/articles/10.1186).

Oggi è possibile valutare attraverso le nuove tecnologie di sequenziamento la nostra predisposizione genetica nei confronti delle più comuni infezioni polmonari, sia di origine virale che batterica, dalla normale influenza stagionale fino ai famigerati Coronavirus.

Non si tratta di un test per accertare la presenza di un virus, del Covid-19 nello specifico, ma di individuare le persone che sono geneticamente più fragili e quindi più soggette ad ammalarsi. Inoltre il decorso stesso della malattia può avere effetti più o meno gravi in base alle nostre caratteristiche genetiche.

Con un semplice prelievo di saliva, fatto in completa autonomia dal paziente, riducendo quindi qualsiasi contatto con l’operatore sanitario, è possibile sottoporsi a questo semplice ed innovativo test genetico. Per avere informazioni più dettagliate è possibile scrivere a info@nextgenomics.it”.

Prof. Matteo Cerboneschi


Il test del DNA può quindi fornire informazioni mirate sulla vulnerabilità e la risposta del singolo individuo alle infezioni batteriche e virali.

Oltre a questo è possibile studiare la predisposizione verso un possibile stato infiammatorio attraverso l’analisi dei polimorfismi associati ad importanti citochine come l’Interleuchina 6 (IL6), l’Interleuchina 1 (IL1b/IL1a), l’Interleuchina 10 (IL10), il PAI 1 e TNF alfa.

Oggi sappiamo bene la temibile azione che Coronavirus sviluppa attraverso l’Interleuchina 6. Parlare di prevezione in questo tragico momento può sembrare fuori luogo oppure che sia tardi…

Ma non è mai tardi per fare prevenzione!!!

Non dimentichiamo che siamo in questa devastante situazione “anche” perché non si è investito per tempo sulla salute e sulla prevenzione.